Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un’importante rivoluzione culturale e scientifica che ha restituito dignità alla figura del padre, tant’è che ad oggi molte figure sanitarie che si occupano dei vari aspetti del percorso di accompagnamento alla nascita riconoscono come egli rivesta un ruolo significativo sia prima che dopo l’arrivo del bambino.
Così come è per la donna, anche per l’uomo, la nascita del primo figlio segna l’inizio di un nuovo capitolo della propria vita e l’avvio di un percorso interiore di costruzione di una nuova identità.
Lo status precedente di “figli” viene gradualmente sostituito dal nuovo status dell’essere “genitori”.
Con l’avvicinarsi del parto e del periodo immediatamente successivo, comincia a prendere forma sia nel padre che nella madre un processo intrapsichico di “separazione psicologica dai propri genitori” che ha come obiettivo quello di favorire la funzione della genitorialità.
Un padre presente in maniera attiva e partecipe facilita e rinforza positivamente la costruzione di queste nuove modalità di essere.
Non solo.
Uno dei compiti fondamentali che il papà è chiamato a sostenere in questa fase di “crisi trasformativa” è quello di favorire il processo di separazione psicologica tra una madre ed un bambino che inevitabilmente per un lungo periodo di tempo hanno vissuto uno stato di simbiosi.
L’uscita dalla simbiosi consente la crescita evolutiva di tutto il nucleo familiare, per cui quando tutto questo avviene con successo, nasce una relazione a tre che garantisce maggiori possibilità di un sano contatto con la realtà esterna.
Tra i vari compiti dello psicoterapeuta specializzato nell’accompagnamento alla nascita c’è anche quello di sostenere il padre nel processo di appropriazione di questo ruolo proponendo esperienze di contatto e relazione con il bambino in grembo che offrono ai neo-genitori la possibilità di sperimentare un senso di unione e di costituirsi così come triade.