Negli ultimi quindici anni le ricerche realizzate nel campo delle neuroscienze hanno fornito un’imponente mole di dati a sostegno del concetto di “unità imprescindibile mente-corpo”.
Come sostiene E. Dal Rì: “attualmente l’identità psiche-soma e la sua complessità è accettata da tutte le componenti scientifiche che studiano gli organismi viventi. Con il consolidarsi della neurobiologia, il dualismo mente-corpo va sempre più riducendosi: corpo, cervello e mente sono manifestazioni di un singolo organismo”[1].
Quello che è avvenuto negli ultimi anni può essere considerato una vera e propria rivoluzione scientifica, soprattutto se si tiene in considerazione che sin dai tempi dell’antica Grecia la cultura occidentale ha considerato la mente ed il corpo come due unità separate e ben distinte.
Ne è un esempio la filosofia cartesiana in cui il corpo viene rappresentato come una somma di parti senza interiorità. Il famoso “cogito ergo sum” (“penso dunque sono”) esprime in modo chiaro ed inequivocabile questa dicotomia e questa scissione concettuale mente-corpo.
In altre parole, nell’ambito della cultura filosofica greca la psiche rappresentava il luogo del riconoscimento dell’identità del soggetto, mentre il corpo era considerato alla stregua di un oggetto e di un insieme di organi. Ed è proprio con questo sguardo oggettivante che la scienza medica occidentale ha abitualmente studiato e osservato il corpo e tutte le sue manifestazioni, senza prendere adeguatamente in considerazione la sua connessione con la mente, le emozioni e l’ambiente.
Uno studioso che ha contribuito in maniera rilevante a questa rivoluzione scientifica è Antonio Damasio, il quale sostiene che la mente e il corpo sono due dimensioni mutuamente correlate e che le emozioni sono a capo di un processo di regolazione che è squisitamente psicocorporeo. Egli inoltre, afferma con forza che la mente umana si nutre di emozioni e che attraverso esse si radica nel corpo e nei suoi rapporti con l’ambiente. Le emozioni fanno da ponte tra mente e corpo.
Damasio si è avvalso di numerosi dati desunti da una attenta osservazione di pazienti che riportavano danni neurologici associati ad una significativa alterazione delle capacità emotive. Nella sua opera “L’errore di Cartesio” egli afferma: “i processi fisiologici che noi chiamiamo ‘mente’ derivano da un insieme strutturale e funzionale, piuttosto che dal solo cervello: soltanto nel contesto dell’interagire di un organismo, cioè dell’intero corpo, con l’ambiente, si possono comprendere appieno i fenomeni mentali”[2].
“L’errore di Cartesio, per Damasio, è stato quello di sovraordinare la mente alla regolazione delle funzioni neuro-biologiche, senza tener conto di quanto, circolarmente, queste influenzino e alimentino la mente stessa”[3].
Il tentativo di Damasio, condiviso da tutti quegli approcci psicoterapeutici ad orientamento psicocorporeo come l’Analisi bioenergetica, è quello di restituire dignità al corpo, che da semplice aggregato di organi diventa sempre più la sede delle emozioni, punto di connessione con l’ambiente e cornice di riferimento per tutti quei processi neurali che sottendono le funzioni mentali.
[1] Dal Rì E., La terapia bioenergetica come rimodellamento del sé sinaptico: l’apporto delle neuroscienze, Grounding n. 2-2006, FrancoAngeli, Milano, pag. 24. [2] Damasio A., L’errore di Cartesio, Adelphi, Milano, 1995, pag.24. [3] Onnis L., SE LA PSICHE E’ IL RIFLESSO DEL CORPO. Una nuova alleanza tra neuroscienze e psicoterapia, Psicobiettivo, volume XXIX – 2-2009, ed. FrancoAngeli, Milano, pag. 57.