Perché fare una distinzione tra fame e voracità?
Perché la fame è un impulso fisiologico che si innesca nel momento in cui a livello dello stomaco viene registrata una condizione di “vuoto” oppure nell’organismo viene rilevata una riduzione del livello di glicemia. Queste informazioni vengono inviate al “centro della fame”, che si trova nell’ipotalamo, il quale le codifica come necessità di assumere cibo e le traduce in impulso a mangiare. La fame è un’esigenza naturale del corpo legata all’istinto di autoconservazione, svolge quindi una funzione positiva per il mantenimento della vita. Il bisogno di nutrirsi fa parte del ventaglio dei bisogni primari.
La voracità invece è uno stimolo irrefrenabile a mangiare, non necessariamente legato ad una reale condizione di fame. Stiamo parlando di un impulso che non si calma con facilità, proprio perchè è collegato ad emozioni negative e non a bisogni fisiologici. I comportamenti ad esso associati sono caratterizzati da una modalità veloce di assunzione del cibo, in cui si perde il gusto di assaporare l’alimento che si sta mangiando. Il cibo viene consumato in fretta, “divorato”. Il piacere è più legato al masticare, all’ingoiare, al mettere dentro e al “distruggere” il cibo. Spesso dopo aver “divorato” il cibo la persona si può sentire più rilassata. Sovente ciò che placa gli attacchi di voracità è una sensazione di gonfiore allo stomaco che viene percepita come spiacevole e che non va confusa con la naturale sensazione di sazietà. Essendo un impulso che induce ad ingurgitare grandi quantità di cibo, la voracità apre le porte all’obesità e condiziona in maniera negativa il rapporto con il cibo. La rieducazione del comportamento alimentare è in intervento specifico che mira a modificare gli stili alimentari scorretti in favore di un rapporto con il cibo più salutare e libero.